Banchetto in tempo di peste. Una notte di Nadja Mandel'stam con i suoi fantasmi

Nade?da non dorme da trent'anni, da quel lontano primo maggio del 1938 in cui suo marito, il poeta Osip Mandel'stam, fu deportato in un gulag a 500 km da Mosca; la condanna era firmata da Stalin. Da quel giorno fino al momento in cui inizia il racconto, il 27 dicembre 1968, la vita di Nade?da è stata una lunga notte bianca popolata di fantasmi. In un monologo lucido e allo stesso tempo onirico, la donna ricostruisce tassello per tassello il suo passato segnato dall'assenza, non solo di Osip, ma di una intera generazione di letterati, amici, amanti, vittime dell'ora più buia dello stalinismo: tra cui Boris Pasternak e Marina Cvetaeva. La voce di Nade?da è la voce della sua memoria, uno strumento prodigioso capace di conservare per intero l'opera di Mandel'stam, e la sua veglia è l'unico modo per tenere in vita chi non c'è, per non mancare l'ultimo appuntamento. Ogni sera, nel suo appartamento e alla sua tavola Nade?da ripercorre le vie già calpestate tante volte, nell'attesa della notte definitiva in cui Osip tornerà, e con lui la vita vera. Con vividezza teatrale Giovanni Greco restituisce alla figura di Nadja Mandel'stam una profondità romanzesca, classica e profetica.