La forza e il controllo. Lezioni di vita sul tatami

"C'è un ex bambino obeso con un oro al collo." Così il Corriere iniziava il racconto dell'eccezionale impresa compiuta da Luigi Busà il 6 agosto 2021 a Tokyo, quando ha vinto la prima medaglia d'oro nella storia del karate kumite appena entrato nel novero delle discipline olimpiche. Luigi Busà aspettava quel momento da tutta la vita. Una vita trascorsa sul tatami, dove suo padre Leo, insegnante di karate in una palestra di Avola, lo ha buttato quando il figlio ancora gattonava. E nel karate quel bambino insicuro, obeso, che a 13 anni pesava 94 chili e tutti chiamavano "Gorilla" nel suo piccolo paese del sud Italia, ha trovato se stesso e una disciplina in grado di aiutarlo a uscire fuori dal suo guado di paure. La tenacia, la disciplina, il controllo senza violenza sono alcuni dei grandi insegnamenti che Luigi ha appreso dal karate, che gli ha insegnato anche che corpo e mente sono una cosa sola, capaci di influenzarsi l'un l'altro. Ma il percorso di Luigi è passato anche attraverso un coraggioso lavoro su di sé, per riscoprire la propria capacità di gioire e godere intensamente di ciò che la vita ci offre, senza lasciarsi abbattere dagli ostacoli, dalle delusioni e dalle difficoltà. Perché Luigi oggi è il karateka più forte del mondo, ha vinto tutto quello che poteva vincere nella propria disciplina, ma ha raggiunto questi obiettivi straordinari solo dopo aver accettato che nella vita non esiste solo la vittoria, che non conta solo la forza, e che proprio nella sofferenza - nella capacità di affrontarla senza avere paura di mostrare il proprio dolore, di chiedere aiuto, di mostrarsi anche fragili - si nascondono le chiavi per la felicità.